La nostra Comunità ha iniziato nel 1974 a collaborare con missioni in Bangladesh,quando un viaggio studio di Franca Filippetti e Sandra Lastrucci fu l’occasione provvidenziale per entrare in contatto con una realtà, quella di Shimulia, che rimarrà nella vita di molti di noi. Nel corso degli anni molti sammichelini si sono recati in Bagladesh e diversi missionari sono venuti a farci visita durante i loro periodici rientri in Italia; ricordiamo per tutti Padre Attilio e Suor Rosaria.
Un contatto diretto e personale con i missionari ci consente di programmare la nostra cooperazione in modo mirato.
“La tua solidarietà’ diventi per loro speranza e la loro speranza diventi per te ricchezza.” (p. Attilio)
Il Bangladesh e’ un piccolo stato del subcontinente indiano, con un estensionene di 147.000 km quadrati; l’ambiente morfologico è caratterizzato da pianure alluvionali.
Poiché un’anagrafe affidabile non esiste, soprattutto per quanto riguarda le campagne, è difficile quantificare correttamente la popolazione, ma secondo una stima ufficiale siamo nell’ordine di circa 161 milioni di abitanti (Stima Uff. luglio 2012).
La religione principale è l’Islam i cristiani sono una piccola minoranza, circa lo 0,3% della popolazione.
Durante tutti questi anni abbiamo considerato prioritario incentrare il nostro aiuto soprattutto nei seguenti settori:
• Educazione
Borse di studio – circa 30 l’anno per ragazzi/e con corsi di formazione e avviamento all’artigianato
• Promozione umana
Contributi per la costruzione di due Centri giovanili, a Dacca e a Mymensingh
• Sanità
Contributi per la costruzione di ambulatori e piccole maternità a Shimulia, Marianpur e Boruakona e relativa fornitura di medicinali.
BANGLADESH un viaggio particolare Gennaio ‘18
45 anni fa furono presi i primi contatti dalla “Comunità Giovanile San Michele di Firenze” con alcuni Missionari Saveriani che operavano in Bangladesh, Paese lontano, reduce da una sanguinosa guerra di indipendenza , che era considerato il più povero del Mondo intero!
Un gruppo di “Sanmichelini”, accompagnati da uno dei Sacerdoti, Don Aimo, andò a visitare là alcune Missioni riportando testimonianze che attestavano da un lato una realtà diversissima da quella occidentale, una grande povertà, una criticità nei rapporti fra Musulmani , prevalentemente bengalesi ( oltre il 95%), e gli altri gruppi etnici e religiosi e dall’altro la presenza, silenziosa ma significativa, di alcuni Missionari che non pensavano a convertire, anche perché i Musulmani non lo avrebbero tollerato, ma ad aiutare a vivere la popolazione emarginata.
Iniziò allora un rapporto di modesto sostegno economico a quelle iniziative ma, soprattutto, di vicinanza, di corrispondenza epistolare, di visite ogni 3-4 anni da parte di Padre Attilio o Suor Rosaria, a Firenze , quando loro venivano in Italia. Solo poche volte, alcuni sono andati a visitare quelle realtà!
Due anni fa avevamo deciso e organizzato una spedizione di 10 amici “ Sanmichelini” quando dovemmo annullare tutto perché la situazione politica portò a numerose azioni contro gli Occidentali e gli Italiani in particolare, che sfociarono nell’attentato del 1 luglio 2016 con 22 morti fra i quali 9 italiani e 7 giapponesi a Dhaka.
A Novembre scorso abbiamo deciso ( Sandra, Gabriela, Angelo), concordando la nostra iniziativa con Padre Attilio, di andare per una settimana a trovarli.
Non voleva ovviamente essere un viaggio turistico ma un modo per ravvivare i contatti dopo tanto tempo, senza sapere esattamente cosa ci aspettava!
Il volo verso Dhaka dove siamo giunti il 31 dicembre è con la compagnia Qatar Airways , via Doha. Molti Occidentali nel primo tratto, solo noi o quasi nel tratto Doha- Dhaka!
Una popolazione variegata e variamente connotata e abbigliata, alcune donne anche totalmente coperte, ma sempre sorridenti e serene!
All’arrivo ci aspettano complicate trattative per ottenere il visto breve, possibile da pochi mesi anche direttamente a Dhaka, problemi per il recupero bagagli pieni di generi alimentari portati ai nostri ospiti, la prima esperienza di un viaggio in taxi in mezzo ad un traffico incredibilmente caotico e rumorosissimo per raggiungere la prima sede da visitare: la casa madre dei Saveriani in Bangladesh.
Padre Attilio, che come detto conosciamo, è contentissimo di incontrarci e stare con noi e si sente inoltre responsabile della nostra incolumità, tanto da non abbandonarci mai da soli nei cinque giorni nei quali rimaniamo in Bangladesh e ci accompagna, salvo affidarci talvolta ad altri sacerdoti o suore, per le visite alle differenti realtà che abbiamo conosciuto.
I bambini abbandonati della città od affetti da gravi infermità o malformazioni sono curati e soprattutto amorevolmente cresciuti dalle suore di Madre Teresa. Altri gruppi religiosi si occupano dell’istruzione a vari livelli, sempre di alta qualità; altri pensano all’assistenza sanitaria per le persone che altrimenti non se la potrebbero permettere, in quanto pur essendo le cure ospedaliere gratuite sono invece a pagamento le visite, le medicine e gli esami clinici, escludendo quindi la popolazione meno abbiente.
Questi Cristiani Cattolici si muovono tranquillamente in una società molto variegata, forti della volontà di servire il prossimo senza attendere nessuna ricompensa, né personale né di gruppo. Questo piccolissimo numero è rispettato da tutti e le iniziative sviluppate sono talmente stimate che anche persone abbienti vorrebbero usufruirne; se esiste la possibilità vengono accettate ma in tal caso viene richiesto un pagamento!
Vengono alla memoria i primi passi di Madre Teresa: pone la prima casa di accoglienza per moribondi in un vecchio tempio Indu, in mezzo ad un quartiere di Indu; qualcuno vorrebbe cacciarla ma altri, prima critici, la difendono dicendo che nessuno prima di quel momento aveva avuto cura di queste persone e lei lo faceva, pertanto meritava rispetto!
Da Dhaka, dove come unica divagazione turistica abbiamo visitato il monumento all’Indipendenza, situato in periferia, un’oasi di verde e di pace rispetto al caos della città, frequentata da famiglie locali con bambini, che ci avvicinavano con curiosità chiedendoci da dove venivamo e di condividere una foto con loro, siamo andati verso nord a Mymensingh, dove attualmente opera Padre Attilio, circa 120 km da Dhaka, partendo alle cinque del mattino per evitare il traffico. Durante il trasferimento facciamo una sosta a Noluakuri, dove si trova la Parrocchia retta da Padre Benjamin, saveriano spagnolo, che si occupa oltre che della parrocchia anche del recupero dei ragazzi di strada.
Qui facciamo una breve visita ai collegi per l’insegnamento e l’assistenza ai ragazzi e bambine senza famiglia e abbandonati in strada. Benjamin opera in una zona dove recentemente sono sorte molte fabbriche tessili, condotte da bengalesi ma per conto di occidentali, che impiegano manodopera prevalentemente femminile. Certamente una crescita per queste donne che fino a poco prima erano considerate una nullità in famiglia ed in società, ma le ditte danno stipendi bassissimi , circa 50-80 €/mese tutto compreso, ingiustificate in relazione agli ampi margini di guadagno ed all’attuale costo della vita. Bengiamin si spende anche per loro perché abbiano un miglior salario. Naturalmente con attenzione , ricordando che nel ’72 Padre Cobbe venne ucciso perché aveva aumentato le paghe di coloro che lavoravano per la parrocchia, infrangendo il “ cartello” delle paghe da fame riservate “ai servi” che facevano umili lavori!
Benjamin offre inoltre appoggio e sostegno economico alle famiglie indigenti .
Le aree dove sorgono le attività parrocchiali sono circondate da giardini ordinati e multicolori e da orti che sembrano giardini, formando delle oasi silenziose ed incontaminate, in contrasto con il frastuono, l’inquinamento e la polvere delle vie cittadine. Il clima ed il terreno fertile contribuiscono a fornire abbondante verdura e frutta alla comunità che gravita intorno. I pozzi realizzati per l’acqua potabile dai missionari insieme all’allevamento di qualche animale da cortile in un contesto ordinato e ben tenuto vuol essere anche un esempio e un insegnamento per le famiglie abituate a vivere nel disordine ed in condizioni igieniche precarie.
Benjamin ci fa preparare, oltre che una gradita colazione, essendo arrivati prima delle 7 del mattino per evitare il traffico di Dhaka, un inaspettato pranzo a base di piatti spagnoli ( Paella, ecc) ed eccezionalmente beviamo un bicchiere di vino !
Lasciato Benjamin alle 13,30 partiamo per Mymensingh. L’edificio dove vive Padre Attilio è composto, oltre che dalla cucina e la sua stanza, da altre 10 camere per i volontari che a turno vengono a prestare opere di volontariato. Adiacente Padre Attilio ha realizzato, con il contributo della benefattrice che sostiene anche la “San Michele”, una casa delle suore, dove si trovano attualmente solo due suore bengalesi, che si occupano di un collegio con 50 ragazze, fra i 15 e i 20 anni, che studiano nella scuola pubblica che si trovano li perché abitando le loro famiglie distanti in campagna non potrebbero farle frequentare corsi scolatici senza una tale soluzione; adiacenti un convento di clausura e la chiesa cattolica della città, che conta 400.000 abitanti e alcune migliaia di cattolici. Ma l’edificio più importante che Attilio ci fa visitare con orgoglio è l’ospedale, completo di sale operatorie, camerate, ambulatori, stanza per l’accoglienza dei parenti che accompagnano i pazienti, ecc . Lì attualmente vengono operate persone, di qualsiasi etnia e religione, che hanno malformazioni facciali ovvero che hanno subito traumi per ustioni, incidenti sul lavoro e altro, dando la precedenza ai bambini. Nell’isolato di fronte risiede il vescovado e un insieme di edifici complementari e altre case con suore e sacerdoti. In un fabbricato si trova una piccola attività artigianale per realizzare tovaglie ricamate ed altri oggetti tipici dove operano donne abbandonate e senza casa che sono lì ospitate.
Padre Attilio dice di avere un cruccio: l’ospedale opera solo tre mesi all’anno con volontari che vengono dall’Italia, in equipe complete di chirurghi, anestesisti, assistenti , che vengono ospitati con vitto e alloggio, oltre che assistiti in ogni necessità anche logistica direttamente da Padre Attilio che svolge anche le funzioni di interprete. Questi medici oltre a lavorare gratuitamente portano medicine e anche contributi in denaro! Un’altra fiammella oltre alle tante che abbiamo visto splendere! Poiché è difficile trovare tanti volontari per coprire l’intero anno, specialmente nei mesi estivi di piogge e di caldo intenso, lui potrebbe trovare anche personale locale se riuscissimo a dargli il relativo sostegno economico!
Ci chiede se i membri della Comunità San Michele possono aumentare le loro elargizioni di altri 10.000€/anno! Come si fa a non assicurare la massima azione di sensibilizzazione nei confronti di tanti amici, anche all’esterno della stessa San Michele!!
La mattina successiva incontriamo il Vescovo , ovviamente appartenente al clero locale, che vuol conoscere un po’ di noi e al quale parliamo anche della volontà da parte nostra di assicurare ogni sforzo per incrementare le attività di assistenza ospedaliera e renderle funzionanti in modo continuativo.
Nelle ore che ci restano prima di rientrare a Dhaka facciamo una visita della città in risciò. Io ho chiesto di visitare anche la stazione ferroviaria che ha linee, a scartamento metrico, dirette verso Dhaka e altre direzioni servite da 3 coppie di treni al giorno. Naturalmente la stazione è affollatissima e i vagoni sono stracolmi di passeggeri, prevalentemente di condizioni modestissime perché chi può usa l’auto o il bus. Nella zona universitaria, molto grande è la facoltà di Agraria che ha anche notevoli spazi per vivai e coltivazioni sperimentali di numerose piante.
La mattina del 5 gennaio ci aspetta un’altra levataccia per poter rientrare a Dhaka prima del grande traffico anche se, essendo venerdì, ci sarà molto minor affollamento.
Dopo la cena di addio a Mymensingh abbiamo una piacevolissima sorpresa: le ragazze del collegio hanno preparato in nostro onore uno spettacolo con suoni, canti ed aggraziati balli in costume . Sono tutte ragazze appartenenti all’etnia Mandi. E’ un gruppo etnico, originario del Tibet e della Cina, con usi e costumi di tipo matriarcale conservati fino ai giorni d’oggi, ma qui emarginato e non preso in considerazione della società circostante, che ha trovato aiuto e assistenza presso questi gruppi cattolici, essendo loro per lo più cattolici o animisti. Naturalmente l’istruzione consente loro di poter salire nella scala sociale e non essere più gli ultimi! Ci regalano anche un mazzolino di fiori e ci fanno un discorso augurale. Peccato che non possiamo parlare nella loro lingua e ci dobbiamo accontentare di alcune facili frasi in inglese, che poi vengono tradotte perché non tutti lo parlano.
Il Bangladesh rimarrà nel nostro ricordo non solo per il traffico caotico, per il continuo e assordante suono di clacson, per le estese e caotiche città, per quella affollata umanità accampata ovunque anche lungo i binari della ferrovia, ma anche per i campi di riso, di verdure, coltivati e quadrettati in piccoli appezzamenti; ma prima di tutto abbiamo impresso nella nostra mente, oltre che nelle foto, quelle facce multietniche e sorridenti che ci chiedevano una foto o volevano fare una foto con noi , la loro curiosità nei confronti dello straniero, ” differente” anche se in mezzo a loro. Viene da riflettere come le persone siano fondamentalmente amichevoli se non fossero armate l’una contro le altre da portatori di ideologie sbagliate!
Ma come non sottolineare che abbiamo incontrato persone che dopo aver vissuto 25 anni in mezzo a noi si sono trasferite là per una vita intera, come Missionari Saveriani, per aiutare, per istruire, per portare cibo, esperienza e cultura , per curare, e altre persone, cristiani di differente appartenenza o laici come i 3 giovani europei ( della Comunità Ecumenica di Taizé) dei quali uno di Bolzano, che tre anni fa ha lasciato il suo lavoro di elettricista ed è venuto a lavorare a Mymensingh, una località lontana e sconosciuta, aiutato dal suo/nostro Paese e a servizio dei poveri !
Come non considerare che queste persone, al di là del loro valore morale, stanno lavorando anche per i nostri Paesi dell’Occidente perché facendo crescere questi popoli più svantaggiati nel loro ambiente indirettamente limitano l’onda migratoria che fa paura alla nostra civiltà e comunque istruiscono e fanno crescere persone che altrimenti rimarrebbero ai margini del Mondo?
Noi siamo tornati con un piccolo compito, non avendo il coraggio di fare scelte dirompenti, quello di sostenere alcune di queste iniziative, prima fra tutte l’ospedale di Mymensingh realizzato con la tenacia e l’intelligenza di Padre Attilio, Saveriano che da 45 anni ha lasciato l’Italia per dedicarsi a questa missione.
Auspichiamo che questi contatti e queste visite vengano fatte con più frequenza, non solo per dare supporto ed incoraggiamento a Padre Attilio ed ai suoi collaboratori, ma per poterne tornare molto più arricchiti rispetto a quel poco che possiamo portare.
I viaggi fanno crescere perché consentono di vedere posti nuovi, modi di vivere differenti, civiltà differenti. Questo è stato un viaggio particolare e, anche se breve, ha consentito di avere grosse esperienze.
Non sempre la ricchezza sta dove luccica l’oro!
Angelo e Gabriela
Padre Attilio e la Casa dei Saveriani a Dhaka – a destra La cappella delle suore di Madre Teresa
Dhaka il traffico di rischò – a destra Il monumento all’ Indipendenza
Mymensingh : l’Ospedale realizzato dai Saveriani
Una faccia curiosa